Lettera a un giovane evangelico che fa sesso con la fidanzata

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I nomi sono stati cambiai per proteggere le persone. Anche se qualche circostanza menzionata nella lettera sia totalmente fittizia, il caso è più reale di quanto si pensi...

Mio caro Riccardo,

Ieri stavo predicando nella tua chiesa e ho avuto l'opportunità di rivedere il nostro amico in comune Giovanni.

Ma non ho visto te. Mi ha detto Giovanni che tu e Rachele, la tua ragazza, eravate fuori in campeggio per il fine settimana con il gruppo dei giovani e che sareste ritornati solo lunedì mattina sul presto.

Con Giovanni sono andato a prendermi una pizza e abbiamo parlato di te. È molto preoccupato per te da quando gli hai detto che sei andato in alcuni alberghi a ore della città con Rachele, delle volte persino dopo la riunione dei giovani per il culto del sabato sera. Mi ha detto che ne avete già parlato diverse volte e che a tua difesa dici che il sesso prima del matrimonio è normale e che dopo la laurea vuoi sposare Rachele.

Mi ha chiesto di aiutarlo parlandotene e mi ha dato il permesso di dirti della nostra conversazione avuta in pizzeria. Ero riluttante perché penso che sia con il pastore della tua chiesa che dovresti toccare l’argomento. Voglio dire, in fin dei conti tu e Rachele siete membri di quella chiesa e siete sotto il suo orientamento spirituale. Giovanni però mi ha anche detto che il pastore fa finta di non sapere che queste cose stanno accadendo tra i giovani della sua chiesa. Essendo un amico della tua famiglia da molti anni, da quando frequentavate la mia chiesa a San Paolo, ho deciso, alla fine, di scriverti a riguardo, usando come base le stesse argomentazioni che tu hai usato con Giovanni per giustificare il fatto che vai nei motel con Rachele.

Se ho capito bene, dici che non ci sono passi nella Bibbia che proibiscano il sesso prima del matrimonio. È̀ vero che non ci sono passi che dicono: “Non farai sesso prima del matrimonio!”, ma ne esistono decine di altri che esprimono questa stessa verità in altre parole. Possiamo iniziare con quelli che presuppongono che il matrimonio sia la procedura standard, legittima e stabilita da Dio perché due persone che lo desiderino possano vivere insieme (vedi Matteo 9:15, 24:38; Luca 12:36, 14:8; Giovanni 2:1-2; I Corinzi 7:9,28,29), quelli che benedicono il matrimonio (Ebrei 13:14) e quelli che si riferiscono al divorzio - che è la fine ufficiale del matrimonio - come qualcosa che infastidisce Dio (vedi Malachia 3:16, Matteo 5:31-32).

Possiamo includere anche i passaggi contro quelli che proibiscono il matrimonio (1 Timoteo 4:3) e gli altri che condannano l’adulterio, la fornicazione e la prostituzione (vedi Matteo 5:28,32; 15:19; Giovanni 8:3; 1 Corinzi 7:2; Galati 5:19; Efesini 5:3-3; Colossesi 3:5; 1 Tessalonicesi 4:3-5; 1 Timoteo 1:10; Ebrei 13:4; Apocalisse 21:8, 22:15). Qual è il punto di riferimento a partire dal quale possiamo definire questi comportamenti come deviati, impuri e peccaminosi? Il matrimonio, naturalmente. L’adulterio, la fornicazione e la prostituzione, sebbene abbiano sfumature diverse, hanno in comune il fatto di essere relazioni sessuali praticate al di fuori del matrimonio. Se il matrimonio, che implica un compromesso formale e legale tra un uomo e un donna, non fosse la normale situazione in cui il sesso può essere goduto in modo legittimo, come si potrebbero definire adulterio, fornicazione e prostituzione come deviazione? La Bibbia considera queste cose ‘peccato’ e colloca quelli che praticano l’impurità sessuale e l’immoralità sotto la condanna di Dio, a meno che non si pentano, è chiaro, e cambino stile di vita.

Tu sostieni inoltre che il matrimonio sia una convenzione umana e che cambia da cultura a cultura. Beh, è vero che il matrimonio ha carattere sociale, culturale e personale. Tuttavia, dal punto di vista biblico, non possiamo dimenticare che Dio ha creato l’uomo e la donna e li ha uniti nel Giardino dell’Eden e gli ha detto che sarebbero stati una sola carne, dandogli la responsabilità di costruire una famiglia e dominare il mondo. Il matrimonio è un’istituzione divina che viene realizzata dalla società umana. Sebbene le culture siano distinte e i rituali e procedimenti dei matrimoni lo siano altrettanto, da un punto di vista biblico il matrimonio implica il riconoscimento legale di quell’unione e porta con sé le implicazioni di procreazione e protezione dei figli, sostentamento della casa e responsabilità, oltre alle conseguenze in caso di separazione e ripudio. Quando due persone decidono di andare a vivere insieme, come se fossero sposate, questa decisione non fa di loro due persone sposate davanti a Dio, ma (scusa la franchezza) persone che stanno vivendo nell’immoralità.

È vero che la legislazione di molti Paesi riconosce sempre più le cosiddette “relazioni stabili”. È una triste constatazione il fatto che il matrimonio stia sempre più venendo sminuito dalla moderna società occidentale. Tuttavia questi movimenti all’interno del mondo e della cultura non sono l’ago della bussola della chiesa, la quale determina il suo nord a partire dalla Parola di Dio. In molte culture la legislazione permette cose che sono in contraddizione con i valori biblici, come l’aborto, l’eutanasia, le unioni omosessuali, l’uso di droghe, ecc. La chiesa deve avere una posizione critica nei confronti di queste culture, avendo come punto di riferimento la Parola di Dio.

Giovanni mi ha detto inoltre che tu ritieni che la cosa più importante sia l’amore e la fedeltà e che hai sostenuto che ci sono molte persone sposate ma infelici e infedeli verso il coniuge. Riccardo, questo è un gioco pericoloso: cerchi di giustificare un errore con un altro errore. Il fatto che ci siano coppie sposate infedeli non giustifica quanti vogliono vivere con un’altra persona senza sposarla! Inoltre, come può esistere il concetto di fedeltà in un’unione che non ha carattere ufficiale né legale, che non è nata da un giuramento solenne fatto davanti a Dio e alle autorità istituite? Anche se tu e la tua ragazza doveste decidere di avere una “cerimonia” speciale, in cui sareste gli unici presenti e nella quale vi sposereste davanti a Dio, quale sarebbe la validità di una cosa del genere? Le promesse di fedeltà scambiate tra persone non sposate hanno lo stesso valore dei contratti stretti a voce. Ricordati pure che non è la chiesa a sposare due persone, ma lo Stato. Nei matrimonio religiosi che hanno anche validità legali il pastore sta agendo nelle veci di giudice.

Non posso evitare di citare a questo punto il fatto che nella Bibbia ci si riferisca costantemente al matrimonio come a un’alleanza (vedi Ezechiele 16:59-63). Dio è testimone di questa alleanza fatta tramite il matrimonio, chiamata anche “l’alleanza dei nostri padri”, un riferimento al carattere pubblico della stessa (non tralasciare di leggere Malachia 2:10-16).

Non sono rimasto neanche un po’ sorpreso dalla tua ultima argomentazione per giustificare il tuo fare sesso con la tua ragazza, cioè che “è importante conoscere bene l’altra persona prima di sposarla”. È un’argomentazione che ho già sentito decine di volte. E l’ho sempre considerata una cavolata, ti ripeto, scusa la franchezza. In che senso avere relazioni sessuali con la tua ragazza ti permetterà di conoscerla abbastanza da poter capire se il matrimonio sarà o meno felice? Sebbene il sesso sia una parte molto importante del matrimonio ciò che lo fa funzionare sono i legami personali, la pazienza, la comprensione, la rinuncia, l’amore, la condivisione... Tu puoi scoprire prima del matrimonio che la tua ragazza è molto brava a letto, ma non saranno le prestazioni sessuali che sosterranno o salveranno il vostro matrimonio. Questa giustificazione parte da un equivoco fondamentale sulla natura nel matrimonio e alla fine non è niente di più di una scusa bella e buona per mangiare il dolce prima della cena.

Ora, l’argomentazione peggiore che mi ha riferito Giovanni è che hai detto che “la grazia di Dio tollera questo comportamento”. È l’argomentazione peggiore perché rivela una cosa molto seria sulla tua logica e cioè prendere la grazia di Dio come scusante per un comportamento immorale. Questa è sempre stata l’argomentazione dei libertini nel corso della storia della chiesa. Lo scrittore biblico Giuda, fratello di Giacomo, ha affrontato i libertini della sua epoca chiamandoli “empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e rinnegano il nostro unico Padrone e Signore Gesù Cristo” (Giuda 4). Questo è lo stesso cammino di Balàam, “il quale insegnò a Balak come far cadere in peccato gli Israeliti, spingendoli a mangiare carne sacrificata agli idoli e ad abbandonarsi a rapporti illeciti“ (Apocalisse 2:14). È la dottrina della prostituta-profetessa Jezabel, che seduceva i cristiani perchè “praticassero la prostituzione e mangiassero cose che erano state sacrificate agli idoli” (Apocalisse 2:20) e conoscessero “le cose profonde di Satana” (Apocalisse 2:24).

Come tuo amico e pastore permettimi di esortarti a uscire da questa maniera libertina di pensare, Riccardo, prima che la tua coscienza venga completamente cauterizzata dall’inganno del peccato (Ebrei 3:13). C’è ancora tempo per pentirsi e cambiare attitudine. L’astinenza sessuale è il cammino di Dio per i non sposati e questo stile di vita è perfettamente possibile grazie al potere dello Spirito Santo, anche se agli occhi degli altri può sembrate la cosa più stupida e retrograda che esista. Se pensi davvero di sposare Rachele e costruire con lei una famiglia, il cammino migliore è smettere subito di avere relazioni sessuali e aspettare il giorno del matrimonio. Dovete confessare i vostri peccati a Dio e anche l’uno all’altra e seguire il cammino di astinenza, con la grazia di Dio.

Sono a tua disposizione per poterne parlare di persona. Porta anche Rachele. Prego per voi.

Un grande abbraccio, Pr. Augustus

 

Augustus Nicodemus Lopes vive a San Paolo, Brasile. È sposato con Minka e padre di Hendrika, Samuel, David e Anna. È pastore presbiteriano (IPB) e cancelliere dell'Universita Mackenzie, ed autore di vari libri.   

Articolo pubblicato originariamente sul blog O Tempora O Mores con il titolo: Carta a Um Jovem Evangélico que Faz Sexo com a Namorada. Pubblicato in italiano con permesso dell'editore.

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